Guglielmo Marconi, nel 1901, approfondendo e applicando gli studi di Hertz, perfezionò l’invenzione della radio. Da allora questo strumento cambiò radicalmente il mondo dell’informazione che, prima, avveniva sostanzialmente tramite il passaparola e la carta stampata, i quali vennero presto sostituiti, per buona parte, dal radiogiornale.

Questo ebbe effetti sul sistema socioculturale; prima solo chi sapeva leggere poteva aver accesso all’informazione; con la radio invece tutti potevano sentire, essere informati e consapevoli, e far cadere questa barriera culturale. Inoltre la radio contribuì a una maggiore unità nazionale fino ad allora divisa dalla barriera dialettale. Inizialmente era, visto il costo (circa 3000 Lire – allora uno stipendio medio si avvicinava alle 1000 Lire) un articolo accessibile all’alta borghesia; poi con il progresso tecnologico e la riduzione di dimensioni e prezzi diventò un oggetto di massa. Tutti e ovunque potevano usufruire di questa meraviglia; potendo ascoltare le notizie, la musica e le altre forme d’arte.

Nel 1938 Rocca prende in esame l’emancipazione della radio dalle altre forme espressive; analizza tutte le forme d’arte a cui si ispira: la radiocronaca, il radioteatro, la radiosintesi documentaria e i radiodrammi. Ma non limitandosi ai soli lavori italiani, ma anche a quelli di tutti i paesi esteri; un testo ricco di note bibliografiche e con un esame delle principali teorie estetiche. Questo è un documento prezioso in cui colpisce la lungimiranza dell’autore dove scorge le potenzialità della neonata televisione. “Come la parola è venuta ad aggiungersi al film muto… così la visione, con gli stessi prevedibili effetti, verrà ad accoppiarsi a quelle che sono oggi espressioni puramente auditive”. Credo che per parecchi decenni lo sviluppo della televisione abbia visto realizzarsi in gran parte la previsione del Rocca. Le fasi attuali, temporalmente distanti dagli esordi qui descritti, credo non fossero, ottant’anni fa, oggettivamente prevedibili.

Sinossi a cura di Raffaele Fantazzini

Dall’incipit del libro:

L’impero della radio abbraccia in estensione l’universo e in profondità quasi tutti i dominî dello spirito.
Per quelli che non si contentan di parole e credono, con lo stesso devoto abbandono dei consultatori d’oracoli, al responso spesso infido delle cifre, aggiungeremo che quest’impero invisibile s’irradia da oltre duemila trasmittenti, prende voce da sessantotto milioni d’apparecchi ed esercita la sua influenza su duecentosettanta milioni d’ascoltatori sparsi nelle più note o inverosimili parti del mondo.
Ma non ha detto un filosofo che dove s’incomincia a contare si finisce di capire? Il miracolo permane anche senza le cifre: un prodigio d’italianissima marca per cui il mondo si traduce in suono e diventa volatile e ignora lo spazio e, perdendo sostanza terrena, acquista ubiquità. È un incantesimo, tuttavia, che per esser diventato universalmente accessibile e quotidiano, non meraviglia più della pioggia o del sereno, del tramonto o dell’alba, del verzicar delle foglie sui rami, dei mille spettacoli che ci offre il mondo e ciascuno dei quali è, a pensarci, meraviglioso. Con l’essenziale differenza che, se solo il nostro spirito contribuisce a banalizzar la natura, a smagare la radio ha provveduto fin troppo presto l’inguaribile mediocrità dell’uomo piegando lo strumento nuovissimo a echeggiar troppo spesso misere e risaputissime cose.

Scarica gratis: Panorama dell’arte radiofonica di Enrico Rocca.