Questa raccolta di sette racconti è la prima pubblicata dall’autore, nel 1940, appena rientrato dalla sua esperienza di insegnamento all’estero. E certamente è durante questa permanenza che questi racconti presero corpo e sostanza. Si tratta della seconda esperienza narrativa dopo il romanzo L’uomo provvisorio. Il carattere sperimentale e di studio appare ancora evidente; sono anticipati alcuni temi dei romanzi successivi e vediamo stagliarsi sempre più netta come protagonista la povertà del contado molisano.
Ne risulta una vena di amara nostalgia che lascia intravedere sempre come i fatti narrati derivino da esperienze ed osservazioni compiute direttamente dall’autore. In particolare nel racconto Dieci settimane risulta evidente, dietro alla descrizione delle difficoltà di chi vuole studiare e staccarsi dai lacci della miseria e della ottusa vita piccolo borghese della provincia, la giovanile esperienza di Jovine come istitutore in un collegio di Vasto.
Non abbiamo ancora comunque una unità di ispirazione: non è possibile non scorgere, per esempio, nel primo racconto, Avventura galante, una sfumata sovrapposizione tra il sogno-incubo del vecchio cieco e le tematiche di Hofmann e di Poe. Nel racconto Malfuta o della fondazione di un villaggio nel quale Jovine prende spunto dalla vicenda reale del comune di Castellino del Biferno, traspare l’amarezza dell’autore nei confronti dei tentativi di pianificazione del fascismo.
Grande la maestria nel descrivere con tono “favoloso” una vicenda contemporanea, fatta di contrasti tra anziani e giovani, fra autorità “estranee” e tradizioni locali, gli antichissimi riti e l’attaccamento a casa e terra della popolazione contadina che con fatica aveva riscattato le proprietà dal furbesco ricatto dell’antico feudatario.
Il racconto che dà il titolo al volume narra di un trovatello gracile e tartassato dalla comunità fin da bambino, che, arrangiandosi come può – compreso il furto di galline – e sempre sottoposto allo scherno e alla derisione oltre che alla fame, finisce ucciso da contadini che lo colgono sul fatto. Persino quando si sposa non trova neppure un barlume di felicità: altri godranno a giacere con la giovane moglie ed egli, buttato fuori di casa, sarà ancora in balia del freddo, della pioggia e della violenza connessa all’ottusità umana.
Anche i racconti che completano la raccolta mettono l’accento sulla difficoltà e l’emarginazione dell’adolescenza trascinata suo malgrado in una vera e propria lotta per la sopravvivenza, dal figlio del sarto sorpreso da un temporale primaverile mentre attende di poter effettuare una consegna in casa di un nobile, al figlio del proprietario di una cava sbigottito dalla forza e dalla violenza degli spaccapietre.
Insieme ai suoi studi sul brigantaggio e sulla vita del meridione in genere, questo volume di racconti è da considerarsi propedeutico e “di studio” per il successivo romanzo Signora Ava.
In quanto sua prima opera di narrativa breve possiamo riscontrare una certa compiacenza descrittiva da parte dell’autore che non sovrasta mai, comunque, lo stile fresco e potente che sarà caratteristico in tutta l’opera successiva di questo autore.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del primo racconto Avventura galante:
Il desinare era stato allegrissimo: nessuno dei commensali aveva parlato con rimpianto di altri desinari in occasione di quella stessa festa.
C’era stato tutto e in tale abbondanza che anche i piú voraci s’erano arresi; ed ora respiravano a fatica lamentandosi
del caldo di giugno.
Per le finestre aperte non veniva, veramente, un alitod’aria e tutti s’erano messi a sognare il vento che poteva giungere freschissimo sulle fronti madide.
Continuavano a bere e a fumare con la convinzione testarda che il fumo e il vino potessero sciogliere rapidamente il groppo del cibo che gravava sulle arterie.
La padrona di casa era già andata via da qualche minuto; lei non aveva bevuto che una tazza di latte e mangiato qualche frutto: diabete, viso pallido, grandi occhi casti e malinconici. All’inizio del pranzo tutti i commensali s’erano rallegrati della gaia furia con la quale loro potevano mangiare; ora vedendola allontanare con quel suo sorriso dignitoso e lo spirito leggero s’erano messi tutti a desiderare di essere molto magri e digiuni.
Scarica gratis: Ladro di galline di Francesco Jovine.